inviato in data 2013-08-28
Sentenza Rivera

Com’è noto da quasi tutti, il socio Rivera è stato sospeso dalla Figb al campionato a squadra miste a giugno dopo un controllo antidoping.
La sentenza definitiva è stata emessa dal TNA (Tribunale Nazionale Antidoping) il primo Agosto ed è pubblicata per intero sotto “Locandine e News”.
In sostanza, il tribunale riconosce che le sostanze assunte da Rivera erano per fini terapeutici dovute alla sua patologia e non certamente per aumentare le prestazioni sportive. Tuttavia, è stato condannato, anche se alla fine la pena è stata ridotta a un solo mese, per violazione dell’art. 2.1 del codice WADA che prevede che “ogni atleta deve assicurarsi personalmente di non assumere alcuna sostanza vietata”.

Il Consiglio della nostra Associazione si chiede quanti atleti Figb che annualmente disputano numerosissime gare e campionati, siano a conoscenza di questo articolo. Forse 1%?

Alla fine è anche “andato bene” a Rivera che all’inizio rischiava due anni di squalifica, ma è molto spiacevole vedere il nome di uno dei giocatore più corretti e sportivi del circuito, legato a una vicenda di antidoping di cui persino la televisione (Sky) ha dato notizia (!)

Lo scopo di questa comunicazione è duplice: 1) Spiegare con trasparenza la faccenda di cui è stato coinvolto Rivera, a nostro avviso con eccessivo rigore, 2) Invitare i visitatori di questo sito di leggere per intero la sentenza e di prendere nota della norme vigenti (art. 2.1 del codice WADA) che obbliga gli atleti di informarsi se nei loro medicinali ci siano delle sostanze dopanti, e che in quel caso bisogna fare richiesta di esenzione a fini terapeutici prima della gara.

Rispettiamo la sentenza della TNA ma ci permettiamo qualche riflessione:
Considerando l’età media elevata dei partecipanti del nostro sport, presumiamo che un’alta percentuale degli atleti assumono degli farmaci. Quanti, oltre ai professionisti, conoscono le norme antidoping? Quanti hanno presentato richiesta di esenzione a fini terapeutici?
Rivera, prima del test antidoping a Salsomaggiore, aveva informato delle sostanze che assumeva e successivamente ha inviato un’ampia documentazione dimostrativa, ma è comunque stato condannato e multato! Invece di far procedere “la macchina della giustizia” in più istanze con i suoi tempi e costi (anche per l’imputato) si avrebbe potuto ridimensionare la faccenda con una semplice nota chiarificante. Dopo questa (pur lieve) sentenza, c’è il reale rischio di un abbandono delle gare e di soci, considerando i rischi che si corrono e i costi collegati a chi vuol “essere in regola”.
Monza Bridge/JJ